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Involtini alla pizzaiola
Oggi vi proponiamo un buonissimo secondo piatto a base di carne e mozzarella! L’ideale per una cena tra amici… e naturalmente alla Mozzarella ci pensiamo noi!
Ingredienti:
Carne bovina 4 fettine (80-90 gr l’una)
Mozzarella (o scamorza), 250 gr
Olive nere, 30 gr
Passata di pomodoro 300 gr
Aglio 1 spicchio
Olio extravergine di oliva, 4 cucchiai
Sale q.b.
Pepe q.b.
Prezzemolo tritato, 1 cucchiaio
Origano tritato, 1 cucchiaino
Procedimento:
Per preparare gli involtini alla pizzaiola, bisogna iniziare mettendo uno spicchio d’aglio schiacciato in un ampio tegame con l’olio. Far dorare l’aglio e poi aggiungere la passata di pomodoro, portare a cottura salando e pepando. In ultimo aggiungere l’origano e il prezzemolo. Mentre il sugo cuoce battere leggermente le fettine di carne con un batticarne, pareggiarle se dovessero essere molto irregolari. Tagliare la mozzarella in fettine sottili e metterla a scolare su un colino, di modo che perda più acqua possibile. Tritare finemente le olive nere.
Su ogni fettina di carne porre 2/3 fettine di mozzarella ben sgocciolata, distribuire il trito di olive e arrotolare la carne dal lato più corto a mo’ di involtino, che si va a chiudere bene con due stecchini. Porre gli involtini così preparati nel sugo, salarli su entrambi i lati, coprire con il coperchio e cuocere a fuoco molto basso per circa 20 minuti. A cottura ultimata aggiustare di sale. Se la mozzarella avesse perso dell’acqua durante la cottura bisogna estrarre gli involtini dalla padella, tenerli al caldo e far leggermente restringere il sughetto! Servire gli involtini ben caldi accompagnandoli con del purè di patate o con del riso bollito!

Perché acquistare prodotti a Km 0?
Quando parliamo di “prodotti a km 0” o anche chiamati “filiera corta” facciamo in genere riferimento a prodotti, di solito generi alimentari, il cui commercio ha luogo in un’area poco distante da quella di produzione.
I vantaggi che derivano dalla filiera corta sono numerosi e sono legati non soltanto nella riduzione di fattori relativi all’inquinamento e al riscaldamento del pianeta, come ad esempio l’emissione di anidride carbonica causata dai trasporti e l’utilizzo di imballaggi nella fase di distribuzione, ma anche nell’opportunità di acquistare prodotti provenienti dai nostri territori, sicuramente più freschi e, di stagione e che non hanno smarrito le proprietà organolettiche a causa di interminabili viaggi. Chi decide di acquistare prodotti alimentari a km 0 fa una scelta senz’altro più sostenibile, più conveniente ed in grado di sviluppare anche le piccole realtà locali.
Il km 0 sta diventando, dunque, una nuova prospettiva con cui ci si sta approcciando agli acquisti, tentando di sposare una filosofia di più ampio respiro, nella quale ogni consumatore è consapevole dell’urgenza di fare una scelta, al momento dell’acquisto, che valuti anche fattori diversi dalla vuota propaganda pubblicitaria con cui le medie-grandi aziende sponsorizzano i loro prodotti. Per coloro che intendono far propria questa filosofia del Km 0 non resta che imparare come acquistare prodotti e alimenti che provengano dalle realtà a loro vicine.
Mangiare a Km 0 è diventata ormai una tendenza sempre più comune anche da noi in Italia dove, insieme ad un aumento di coscienza ecologista, pare emerga anche il buon senso di cercare la qualità negli alimenti acquistandoli vicino a casa.
D’altro canto, come afferma Al Gore “E’ stato stimato che un pasto medio percorre più di 1.900 km per camion, nave e/o aereo, prima di arrivare sulla nostra tavola, quindi è molto più ragionevole comprare alimenti che non devono fare tutta quella strada perché ci vogliono più calorie di energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull’atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati dall’emissione di gas ed effetto serra”.

Lasagna al ragù di mozzarella di bufala affumicata

Vino e formaggi: come abbinarli al meglio?
Riuscire ad abbinare i formaggi con il vino può essere difficile a volte. I prodotti caseari sono numerosi e diversi tra loro, ma per fortuna ci sono delle linee guida da che ci vengono in aiuto per raggiungere la perfetta armonia tra questi due meravigliosi alimenti. La prima regola fondamentale è quella secondo cui formaggi e vino devono essere capaci di dare al palato sensazioni percettibili ad un livello comparabile, affinché quelle del vino non sovrastino quelle del formaggio e viceversa.
Nel caso in cui il formaggio fosse protagonista assoluto di una cena, assumerebbe molto rilievo l´assortimento offerto: si può cominciare con un formaggio fresco a pasta molle, dal sapore delicato, che si addice senz’altro ad un vino bianco leggero e si proseguirebbe con formaggi sempre più saporiti, abbinandoli a vini ovviamente sempre più robusti. E´ poi sempre valida la regola di abbinare vini e formaggi della medesima zona di produzione. Formaggi freschi, a pasta molle e con una certa tendenza acida, come la Mozzarella, la Crescenza, o la Robiola fresca, si abbinano meglio a vini bianchi o rosati giovani, morbidi e abbastanza caldi, e deboli di corpo.
I formaggi a pasta filata, di maggior consistenza rispetto alla Mozzarella, come la Scamorza, il Caciocavallo o il Provolone, vanno abbinati a vini bianchi e secchi dall’aroma floreale, abbastanza morbidi, freschi e di media struttura. Se questi stessi formaggi subiscono il processo di affumicamento, si consigliano vini bianchi più maturi, con bouquet fruttato e floreale intenso, abbastanza morbidi e caldi, ancora abbastanza freschi, di corpo e buona persistenza aromatica intensa.
I formaggi stagionati a pasta dura come il Grana Padano, il Pecorino Romano e il Parmigiano Reggiano, si devono accompagnare a vini rossi maturi, con bouquet intenso, abbastanza tannici, morbidi e caldi, abbastanza freschi, sapidi, di corpo e di buona persistenza aromatica intensa. Formaggi molto stagionati o piccanti, come in alcuni casi il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Bitto e il Castelmagno, vengono esaltati da vini rossi di grande struttura e affinamento, con bouquet intenso, morbidi, caldi, abbastanza tannici, sapidi, di corpo e buona persistenza aromatica intensa.
I formaggi a media stagionatura invece, a pasta molle come il Taleggio e i Caprini stagionati, vanno accompagnati a vini rossi dal bouquet abbastanza intenso e fruttato, piuttosto morbidi e caldi, freschi, abbastanza tannici e di corpo. Formaggi a media stagionatura e pasta semidura come il Pecorino Sardo, il Pecorino Toscano, l´Asiago e l´Emmental possono essere abbinati con vini rossi giovani, con bouquet non particolarmente intenso, morbidi, caldi, freschi, abbastanza tannici e di corpo.

Riso integrale con polpette di carote e olive
Oggi vi presentiamo un originale piatto unico: il riso integrale con polpette di carote e olive… buonissimo e soprattutto adatto sia alle buone forchette che a coloro che amano stare un pò più attenti alla linea!
Ingredienti:
320 g riso integrale
2 carote
1 uovo
sale q.b.
pepe q.b.
100 g ricotta
60 g parmigiano grattugiato
pangrattato q.b.
olio d’oliva q.b.
4 filetti di acciughe o alici sott’olio
1 spicchio d’aglio
80 g olive snocciolate
50 g capperi
prezzemolo q.b.
Procedimento:
Per fare il riso integrale con olive e polpette di carote innanzitutto bisogna lessare 320 g di riso integrale come viene indicato sulla confezione. Lessare anche 2 grandi carote, tagliarle a fette e frullarle con 1 uovo, del sale e del pepe. Unire poi 100 g di ricotta, 60 g di parmigiano grattugiato e il pangrattato utile a formare un composto non troppo morbido. Modellare tante polpettine, passarle nel pangrattato e rosolarle con un filo d’olio d’oliva in padella. In un’altra padella stemperare 4 filetti di acciughe sott’olio con un filo d’olio e 1 spicchio d’aglio schiacciato, poi unire il riso scolato, 50 g di capperi dissalati e 80 g di olive denocciolate. Far saltare per 5 minuti, mescolando alla fine le polpette a qualche fogliolina di prezzemolo. Servire infine il riso integrale con polpette di carote e olive.
Buon appetito!

Conosci la vera storia della mozzarella?
Vi siete mai domandati come è nata la mozzarella?
Prima di tutto, ricordiamo che il termine “mozzarella” trae origine dal verbo “mozzare”, ossia quell’operazione attuata ancora oggi nei caseifici, che consiste nel lavorare con le mani e con dei movimenti caratteristici il pezzo di cagliata filata e di separare prontamente con gli indici ed i pollici le singole mozzarelle nella loro forma più tipica, quella tonda.
Nel XII secolo, le bufale venivano sempre più apprezzate grazie alla produzione del latte, facendo sì che la loro presenza nelle pianure del Volturno e del Sele fosse ormai consolidata, iniziano a comparire i primi documenti storici, testimonianza di come i Monaci del monastero di San Lorenzo di Capua fossero soliti donare un formaggio denominato mozza o provatura (se affumicato), con da un pezzo di pane, ai pellegrini del Capitolo Metropolitano, che ogni anno visitavano in processione sino al Convento.
Inoltre, del XIV secolo sono risalenti varie testimonianze che provano come il commercio di derivati del latte di bufala fosse solitamente riservato ai ricchi mercati napoletani e salernitani. Per ovvie ragioni di viabilità, gli unici ad arrivare erano “mozze” e soprattutto “provature” che essendo affumicature avevano una vita commerciale più lunga. Ma dobbiamo aspettare il 1570 per vedere apparire per la prima volta il termine “mozzarella” in un famoso testo di Bartolomeo Scappi, cuoco della corte papale. E nel XVIII secolo le mozzarelle diventarono un prodotto di largo consumo, anche grazie alla creazione, da parte dei Borboni, di un importante allevamento di bufale con congiunto caseificio sperimentale atto alla trasformazione del latte delle bufale.
A seguito dell’unificazione d’Italia nacque ad Aversa la “Taverna“: ossia un vero mercato all’ingrosso di mozzarelle e altri derivati e latticini prodotti dallo stesso latte, tra cui è bene ricordare anche la ricotta, che ogni giorno stabiliva le quotazioni in relazione alla richiesta e alla produzione. Il commercio veniva organizzato sulla base di veri contratti, che entravano in vigore dal 1 settembre al 31 agosto dell’anno successivo, firmati tra il proprietario delle bufale, che trasformava anche il latte, e il “distributore“ dei prodotti.

Sapete mettere in tavola il tagliere perfetto?
È importante, prima di tutto, servire i formaggi a temperatura ambiente. Un ora prima di servire il tagliere è meglio togliere i formaggi dal frigorifero, ad eccezione dei formaggi cremosi, che a temperature più alte si potrebbero sciogliere. La temperatura ambiente è consigliabile poiché gli ospiti devono poterli tranquillamente gustare cogliendone appieno il sapore. Dovete, poi, mantenere i formaggi avvolti nella loro confezione fino a che non è ora di servirli.
Il gusto inizia già dalla vista: il tagliere deve essere, oltre che buono, anche bello a vedersi… per cui consigliamo di scegliere sempre un numero dispari di formaggi, in modo da poterli disporre più facilmente all’interno del tagliere.
Scegliere la posizione dei formaggi con la giusta distanza è fondamentale, bisogna tenere presente le spaziature che ci mette a disposizione la forma e la dimensione del tagliere. I formaggi devono essere inseriti con la giusta distanza e il piatto deve presentarsi ricco e pieno.
Utilizzate diversi formaggi: un tagliere di formaggi deve sempre prevedere una buona varietà per consistenza e tipologia, in modo da creare una vasta gamma di sapori e stimolare il palato. I formaggi poi, a prescindere dalla forma che si desidera dare, devono essere sempre ordinati in base al gusto, partendo dal più delicato e finendo con il più intenso.
Selezionate il giusto miele. Un miele di buona qualità è fondamentale, almeno quanto la qualità del formaggio per la buona riuscita del vostro tagliere. È bene scegliere sempre la varietà che meglio si adatta alle vostre esigenze.

Crostata ricotta e pere
Idee nuove per una ricetta buona e sfiziosa?
Ecco come fare una Crostata di ricotta e pere in casa, gli ingredienti per una torta da 28 cm (6 persone) sono i seguenti.
Ingredienti:
300 grammi farina tipo 00
100 grammi zucchero di canna fine
4 tuorli d’uova
2 uova fresche
150 grammi burro
2 pere
600 grammi acqua
240 grammi zucchero semolato
350 grammi ricotta vaccina
1 cucchiaino cannella
120 grammi panna liquida
Procedimento:
Preparate la pasta frolla pertanto impastate la farina, 3 tuorli, lo zucchero di canna e il burro. Nel frattempo, preparate le pere sciroppate pertanto pelatele e privatele del torsolo poi tagliatele a metà per il lungo. Versate l’acqua in un pentolino, aggiungete 160 grammi di zucchero e fatelo sciogliere. Quando l’acqua bolle, aggiungete le pere, assicurandovi che siano completamente coperte dallo sciroppo. A questo punto abbassate la fiamma e fate cuocere per 5 minuti. Spegnete sotto il fuoco, fate raffreddare le pere all’interno dello sciroppo poi scolatele e tagliatele ogni metà in tre parti. Versate la ricotta in una terrina, aggiungete le 2 uova intere, il tuorlo e i rimanenti 80 grammi di zucchero. Lavorate il composto con una frusta in modo da renderlo omegeneo e senza grumi. Aggiungete la panna, la cannella e amalgamate il tutto per bene. Preriscaldate il forno a 170°. Sul piano da lavoro infarinato, stendete la pasta frolla in un disco sottile e foderate uno stampo rotondo da 28 cm imburrato e infarinato. Mettete sulla base della crostata le fette di pera a raggiera e coprite tutto con la crema di ricotta appena preparata. Infornate per 40 minuti, sfornate, fate raffreddare e servite la vostra crostata ricotta e pera!

Cestini di mozzarella ripieni di prosciutto crudo
Per Capodanno hai voglia di un antipasto sfizioso, saporito e originale?
Prova questa semplice ma gustosissima ricetta per adornare la tua tavola la sera della vigilia di Capodanno… bastano 5 minuti!
Ingredienti
2 mozzarelle di bufala
5 pomodorini pachino
2 fette di prosciutto crudo
Sale
Olio
Procedimento
Tagliate una fettina nella parte superiore delle mozzarelle. Svuotate le mozzarelle delicatamente in modo da ottenere dei cestini. Con la mozzarella ricavata dall’interno del cestino, tagliate dei dadini e uniteli ai pomodorini tagliati anch’essi a pezzetti. Condite con olio e sale. Foderate le pareti del cestino di mozzarella con una fetta di prosciutto e riempite con la mozzarella e i pomodorini fatti a dadini in precedenza. Presentate i cestini di mozzarella sopra un letto di rughetta o di lattuga e decorateli con delle foglie di basilico fresco.

Le eccellenze campane sulla nostra tavola!
La Campania, anticamente definita “Campania felix” grazie alla fertilità del suolo e al clima mite, presenta una gran varietà di prodotti tipici, contrassegnati da genuinità e rispetto della tradizione.
La Pizza, la Pasta e la Mozzarella di bufala sono il fiore all’occhiello della gastronomia regionale, ma l’itinerario del gusto in Campania è ancora più lungo e stuzzicante, si passa da ricette a base di pesce ai primi piatti con ragù, dai salumi di carne ai formaggi, dalla frutta alle verdure e agli ottimi dolci. Tra i Formaggi, oltre alla citata Mozzarella di bufala, fresca e morbida, la Campania offre tantissimi altri formaggi tipici, qualcuno derivato da latte di vacca come il Provolone del Monaco o il Caciocavallo Podolico, qualche altro di derivazione ovina (come il Pecorino di Carmasciano), sempre genuini, saporiti e con alte qualità nutritive. L’allevamento e l’agricoltura, prevalente nell’entroterra campano, e l’abitudine di usare tutte le parti degli animali macellati, danno vita a prodotti come il Salame napoletano, le Salsicce di maiale, le Soppressate e, ultimamente, ad alimenti nuovi come la Carne di bufalo campano che, mantenendo caratteristiche nutrizionali simili a quelle della carne vaccina, è meno grassa e dal sapore più incisivo. Per condire carne, pesce e verdure si può usare l’ottimo olio extravergine d’oliva, tipico della cucina mediterranea. L’Olio campano è di colore giallo con sfumature verdastre, leggermente fruttato e delicato. Nella regione, finora, è stato attribuito il marchio DOP a 6 tipologie di Olio extravergine di oliva. Non va trascurata la prestigiosa tradizione enologica, con vini di qualità, grazie ai quali, la Campania storicamente è stata definita Enotria cioè “Terra del vino”. Si ricordano il Taurasi, il Greco di Tufo, ilFiano, il Falerno del Massico e l’Aglianico del Taburno, celebri in tutto il mondo.
Altri vini più giovani, tra cui la Falanghina e la Coda di Volpe, stanno ottenendo sempre più consenso anche a livello internazionale. Ma cosa sarebbe un buon pasto senza un ottimo dolce alla fine? In Campania non abbiamo che l’imbarazzo della scelta con dolci come il Babà, bagnato nel rhum, la Pastiera napoletana; gliStruffoli, i Roccocòe i Mustaccioli a Natale, il Migliaccio a Carnevale, le Zeppole per il giorno di San Giuseppe, le Sfogliatelle ricce e frolle. Molto apprezzati sono anche i Torroni, soprattutto quelli di Benevento e di San Marco dei Cavoti. Altri prodotti tipici campani sono i famosi Limoni di Sorrento e della Costiera Amalfitana, i Pomodori San Marzano, dai quali si ottengono le conserve di pomodoro più buone d’Italia, la saporitissima Mela Annurca, le Castagne, i Carciofi, le noci e molti altri ancora.