salumi

Le eccellenze campane sulla nostra tavola!
La Campania, anticamente definita “Campania felix” grazie alla fertilità del suolo e al clima mite, presenta una gran varietà di prodotti tipici, contrassegnati da genuinità e rispetto della tradizione.
La Pizza, la Pasta e la Mozzarella di bufala sono il fiore all’occhiello della gastronomia regionale, ma l’itinerario del gusto in Campania è ancora più lungo e stuzzicante, si passa da ricette a base di pesce ai primi piatti con ragù, dai salumi di carne ai formaggi, dalla frutta alle verdure e agli ottimi dolci. Tra i Formaggi, oltre alla citata Mozzarella di bufala, fresca e morbida, la Campania offre tantissimi altri formaggi tipici, qualcuno derivato da latte di vacca come il Provolone del Monaco o il Caciocavallo Podolico, qualche altro di derivazione ovina (come il Pecorino di Carmasciano), sempre genuini, saporiti e con alte qualità nutritive. L’allevamento e l’agricoltura, prevalente nell’entroterra campano, e l’abitudine di usare tutte le parti degli animali macellati, danno vita a prodotti come il Salame napoletano, le Salsicce di maiale, le Soppressate e, ultimamente, ad alimenti nuovi come la Carne di bufalo campano che, mantenendo caratteristiche nutrizionali simili a quelle della carne vaccina, è meno grassa e dal sapore più incisivo. Per condire carne, pesce e verdure si può usare l’ottimo olio extravergine d’oliva, tipico della cucina mediterranea. L’Olio campano è di colore giallo con sfumature verdastre, leggermente fruttato e delicato. Nella regione, finora, è stato attribuito il marchio DOP a 6 tipologie di Olio extravergine di oliva. Non va trascurata la prestigiosa tradizione enologica, con vini di qualità, grazie ai quali, la Campania storicamente è stata definita Enotria cioè “Terra del vino”. Si ricordano il Taurasi, il Greco di Tufo, ilFiano, il Falerno del Massico e l’Aglianico del Taburno, celebri in tutto il mondo.
Altri vini più giovani, tra cui la Falanghina e la Coda di Volpe, stanno ottenendo sempre più consenso anche a livello internazionale. Ma cosa sarebbe un buon pasto senza un ottimo dolce alla fine? In Campania non abbiamo che l’imbarazzo della scelta con dolci come il Babà, bagnato nel rhum, la Pastiera napoletana; gliStruffoli, i Roccocòe i Mustaccioli a Natale, il Migliaccio a Carnevale, le Zeppole per il giorno di San Giuseppe, le Sfogliatelle ricce e frolle. Molto apprezzati sono anche i Torroni, soprattutto quelli di Benevento e di San Marco dei Cavoti. Altri prodotti tipici campani sono i famosi Limoni di Sorrento e della Costiera Amalfitana, i Pomodori San Marzano, dai quali si ottengono le conserve di pomodoro più buone d’Italia, la saporitissima Mela Annurca, le Castagne, i Carciofi, le noci e molti altri ancora.

Novembre 2015: auguri Dieta Mediterranea!
Facciamo volentieri gli auguri alla Dieta Mediterranea! A Nairobi, in Kenya, ormai cinque anni fa l’UNESCO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) inserì nelle liste del patrimonio culturale immateriale dell’umanità la Dieta Mediterranea dopo la quinta sessione del Comitato Intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, riunitasi il 15 novembre 2010. Proprio in questi giorni, a Napoli, si è svolto il convegno di Studi Dieta Mediterranea UNESCO, un patrimonio responsabile. Innovazione identità e contraffazione. La storia della Dieta Mediterranea risale a quando il biologo, fisiologo e nutrizionista statunitense Ancel Keys e sua moglie giunsero a Salerno nel 1945. Proprio qui diede inizio ad un percorso di studio di un modello alimentare comune ai paesi del Mediterraneo e capace di garantire cibo, salute e longevità ai suoi consumatori.
L’UNESCO definisce la nostra dieta “un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo”. Non solo quindi un elenco di cibi. Ma un modello nutrizionale costituito principalmente da “olio di oliva, cereali, frutta fresca o secca, e verdure, una moderata quantità di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, sempre in rispetto delle tradizioni di ogni comunità”. Ma va detto che la Dieta Mediterranea si riflette in molto più della semplice consumazione di uno o un altro alimento. Non a caso Dieta dal greco significa “stile di vita”. “Essa promuove l’interazione sociale – aggiunge l’UNESCO – poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo”.

Cosa intendiamo per prodotti a Km 0?
I “prodotti a Km 0″, definiti anche in maniera più tecnica “a filiera corta”, sono quei prodotti locali, di solito alimentari, che vengono venduti in un’area distante pochi chilometri da quella di produzione. Si tratta, quindi, di un’alternativa al sistema di commercializzazione di alimenti tipico della grande distribuzione organizzata. Il sistema a filiera corta mira ad una diminuzione dei passaggi che intercorrono tra il produttore ed il consumatore, come avviene nel caso dei GDO, determinando anche una drastica riduzione dei costi di trasporto e di vendita.
Acquistare generi alimentari a km 0 significa non solo risparmiare, ma anche favorire la sostenibilità ambientale e contribuire alla valorizzazione delle realtà locali e dei sapori tradizionali.
Numerosi sono i vantaggi derivanti dalla filiera corta, a cominciare dalla riduzione di elementi che favoriscono l’inquinamento e il riscaldamento globale, quali l’impiego di imballaggi per la distribuzione o l’emissione di anidride carbonica per il trasporto delle merci, fino ad arrivare alla possibilità di promuovere prodotti regionali e della tradizione nostrana, più freschi e di stagione, e che pertanto non hanno perso le proprietà organolettiche a causa di lunghi viaggi.
La spesa di prodotti a Km 0 sta diventando un’abitudine sempre più diffusa anche in Italia dove, accanto allo sviluppo di una coscienza ambientalista, sembrano crescere anche il buon senso e la voglia di trovare la qualità degli alimenti comprandoli vicino a casa.